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E’ il 1948, l’Italia è uscita dal secondo conflitto mondiale e vive un periodo di grande crisi economica e morale. Nel cinema si sviluppa un movimento culturale che ebbe una grande importanza ed una profonda influenza su tutto il cinema mondiale, il “Neorealismo”, che con il suo bisogno di avvicinarsi alla realtà, di denunciarne la miseria, le frustrazioni e i disagi sociali, dà un colpo di coda all’immaginario del cinema fascista. Perché il cinema non può più essere pura evasione: registi come Visconti, Rossellini, De Sica, teorici e sceneggiatori come Zavattini, sentono ora l’obbligo morale di farsi portavoce di un popolo distrutto, che deve ricostruire sulle macerie e ritrovare la propria identità. Propongono un cinema che rinunci agli artifici e sia la fedele trascrizione della realtà osservata, non nel senso di rinuncia alla narrazione, ma piuttosto come narrazione di vicende ispirate alla vita quotidiana e a fatti di cronaca, con un’attenzione privilegiata verso le classi meno abbienti e l’infanzia. Un cinema etico, ma al tempo stesso sostentato da un preciso progetto estetico: l’abbandono dei teatri di posa e la scelta di girare in esterno, l’ utilizzo di attori non professionisti, ma quasi sempre presi dalla strada, il rifiuto del montaggio classico a favore di espedienti come il piano sequenza e la profondità di campo. Sono gli anni di “Roma città aperta”, “Sciuscià”,“Paisà”, “Germania anno zero”, “La Terra trema” e naturalmente “Ladri di biciclette”, capolavoro Neorealista e secondo molti critici, uno dei più grandi film di tutti i tempi.
Si soffre seguendo le vicende di Antonio Ricci (il formidabile Lamberto Maggiorani, non un attore professionista, ma operaio romano), giovane disoccupato, che finalmente trova lavoro come attacchino comunale. Mezzo indispensabile per il suo lavoro è la bicicletta, che però gli viene rubata proprio al primo giorno di lavoro. Dopo essersi rivolto alla polizia senza nessun beneficio, disperato, decide di aggirarsi lui stesso nei quartieri della capitale per andare alla ricerca del ladro assiema a suo figlio, il piccolo Bruno (Enzo Staiola) , incontrando però un’ umanità a tratti indifferente e a tratti solidale, benestante e disinteressata o povera e straziata proprio come lui.
De Sica colpisce con un affresco dell’Italia del secondo dopoguerra afflitta dalla povertà, un ‘Italia in cui una bicicletta non è più un mezzo di trasporto, ma rappresenta uno strumento di sopravvivenza, coinvolge senza patetismo e artifici. Straziante e poetica la scena finale: il padre compie un gesto disperato e tenta di rubare a sua volta una bicicletta, è il gesto di lotta per la sopravvivenza compiuto da un uomo onesto, che però non viene perdonato; accerchiato dalla folla viene umiliato davanti agli occhi di suo figlio, che con le sue lacrime però lo salva, evitandogli la carcerazione. I due scompaiono nella massa e vediamo Bruno prendere la mano del padre, un gesto di consolazione, un toccante segno di pietà compiuto da un bambino che forse ha proprio in quel momento smesso di essere un bambino e vede ora per la prima volta suo padre non più come forte e imbattibile, ma uomo debole e fragile, proprio come tutti.
Toccante è anche la scena in cui Antonio decide di andare al ristorante, per distrarre se stesso e il piccolo Bruno, dopo affannosi e inutili tentativi di ricerca della sua bicicletta. Ordina una piccola caraffa di vino e una mozzarella in carrozza. Ma se in quella allegra e rumorosa taverna romana quella mozzarella in carrozza è per loro l’unico e importantissimo pasto, un’ occasione quasi speciale, per gli altri, per gli abbienti ed eleganti avventori del posto è solo un piccolo antipasto, da gustare allegramente mentre si ascolta la musica, in attesa che vengano servite altre svariate pietanze, che loro non potranno mai permettersi.
Anche se con l’amaro in bocca e con una lacrimuccia lasciatemi da questo film, vi presento la mia ricetta, una rivisitazione personale di questo piatto tradizionale, rustico, gustosissimo ma povero che è la mozzarella in carrozza.
Lessate le patate con la buccia, sbucciate una volta cotte e lasciatele raffreddare. Schiacciatele quindi in un piatto con una forchetta o con lo schiacciapatate. Sciogliete il lievito in una parte di acqua tiepida ( io ne ho usata circa 110 ml e ho lasciato da parte il resto), aggiungetevi lo zucchero, mescolando fino a che sarà tutto sciolto e primo di grumi. Versate in una ciotola la farina e le patate schiacciate e aggiungete ora il lievito sciolto nell’acqua. Iniziate ad impastare e fate riposare 15 -20 minuti. Trascorso questo tempo sciogliete nella restante acqua il cucchiaino di sale e versate nell’impasto, che impasterete ancora per almeno 10 minuti aggiungendo inoltre le erbe aromatiche tritate. La quantità di acqua dipende dal tipo di patate utilizzate. Qualora l’impasto dovesse risultare troppo morbido aggiungete quindi altra farina, se invece secco aumentate la dose di acqua. Lasciate lievitare per due ore in un luogo caldo, coprendo l’impasto con un canovaccio umido. Trascorso il tempo stendete la pasta con un matterello aiutandovi con la farina. Con un coppa pasta praticate dei cerchietti, che lascerete riposare e lievitare per circa 30 minuti su una superficie abbondantemente infarinata. Trascorso questo tempo saranno più gonfi. Mettete in un cerchietto una fetta di mozzarella e richiudete con un altro cerchietto facendo leggermente pressione con le dita sui bordi. Spennellate di uovo sbattuto e passate nel pangrattato.
Friggete in abbondante olio d’oliva facendo attenzione che siano le giuste temperature e fate scolare su carta assorbente.
Per una versione più leggera consiglio la cottura in forno a 180°, su una teglia rivestita di olio d’oliva.
ileana conti dice
Che dirti che non ti ho già detto?
Bravissima! La ricetta è originalissima, deliziosa e tu l'hai realizzata perfettamente.
Le foto sono un incitamento al leccare il monitor come al solito!
Monica La Barbera dice
Le mozzarelle in carrozza le adoro, quando ero più piccola e mia madre mi vedeva triste mi cucinava queste delizie e il sorriso tornava subito!
Araba Felice dice
Non sai quanto ami questo film, e nonostante lo conosca a memoria ho letto tutto d'un fiato il tuo post!
La tua rivisitazione è golosissima 🙂
fotogrammidizucchero dice
@Ileana sei gentilissima come sempre, graziee <3
@Monica mia madre faceva la stessa cosa ma con i supplì 🙂
@Araba Felice sai che anch'io lo conosco a memoria? grazie mille e sono felice che la mia rivisitazione ti sia piaciuta 🙂
poisS dice
ciao sono capitata sul tuo blog per caso, mi è piaciuto subito!
complimenti e bellissimo, poi anch'io adoro amelie, complimenti anche per le ricette! 🙂
Simona Roncaletti dice
Ciao cara!!! Io invece (mi vergogno a dirlo) il film non l'ho mai visto e il tuo racconto è stato tutto una scoperta!!!!!
Golosissima la tue mozzarella in carrozza!!!!!:) sei bravissimaaaaa!!!!!!! Un bacione e buona serata!
haru dice
Di film neorealisti ho visto "Roma città aperta" e, non che fossi scettica, ma non pensavo nemmeno che un film così "datato" potesse comunicare con un linguaggio così efficace, straziantemente drammatico e genuinamente scanzonato, mai goffo, mai patetico. Pensavo che mi sarebbe arrivato a fatica e invece mi è scivolato dentro con una facilità impressionante. Quindi, data la mia esperienza e la tua recensione delicatissima di questo film, lo aggiungo subito alla lista! Poi la mozzarella in carrozza è uno di quei comfort food che non pratico dall'infanzia, ma che amavo alla follia: aggiunge giusto quel pizzico di tenerezza malinconica che in questo caso sembra cadere più che a pennello.
P.S. Oggi un mio amico mi ha detto che gli hanno rubato la bicicletta, che è il suo unico mezzo di locomozione. Le combinazioni bizzarre…!
Valentina dice
Che bello questo film, un classico che tutti dovrebbero vedere… bello il tuo post, le foto, e stupenda la mozzarella in carrozza. Insomma, complimenti! 🙂 <3 Mi hai fatto venir voglia di prepararla, tra l'altro mi ricorda mia nonna perché la preparava spesso 🙂 Un abbraccio forte forte :**
Michela Sassi dice
Bellissimo questo film e rileggere il tuo post, mi ha fatto rivivere alcune scene, per me molto belle!
Che dire, la mozzarella in carrozza, è la fine del mondo!
Bravissima!
Un abbraccio, Michela
Valentina dice
Carissima, un post e una ricetta da applauso. Tra le righe si può trovare un qualcosa di noi e di quello che eravamo e attraverso i sapori che riproponi le sensazioni sono ancora più intense. Onorata di ricevere questa ricetta e tutto ciò che la accompagna per il nostro contest. Grazie!! Vale
journeycake dice
Cara An, questo tuo post è meraviglioso, le tue parole trasmettono una forte emozione. Grazie un abbraccio
paola dice
complimenti e in bocca al lupo per il contest
Francesca P. dice
Ho visto questo film quando ho dato l'esame di cinema all'università… c'era tutta una parte dedicata al neorealismo, mi ci sono avvicinata così… ci sono grandi classici che emozionano o stupiscono sempre, come li guardassi per la prima volta… non sembrano datati, per messaggio e forza… al massimo solleticano l'effetto nostalgia che in fondo amo, come amo tutto ciò che fa parte del passato…
(che buona la ricetta, così filante!!!!)
Cucina che ti passa - RUMI - dice
Se non ricordo male questo film l'ho visto da piccina, mi aveva affascinato davvero!
Mi sa che quasi quasi lo rivedo!!!
E che dire delle ricetta? Una mozzarella in carrozza così è da urlo o svenimento!!
Meravigliosa davvero!!!! E poi il forno non è obbligatorio, gentil donzella tu mi porti a copiarti la ricetta. Ahahaha
Un bacione e complimenti
La mia famiglia ai fornelli dice
che delizia la mozzarella in carrozza! mi sa che la preparo x cena!
un abbraccio Linda
Mimma e Marta dice
Grandissimo film di De Sica! E che dire di queste mozzarelle in carrozza così irresistibilmente buone!
Chiarapassion dice
Questo film mi piace tantissimo, un classico senza tempo e la tua mozzarella in carrozza è super invitante!
Valentina dice
Ciao An, un bacione e buona giornata 🙂 :**
Pinko Pallino dice
Un gran lavoro, però il risultato sembra davvero ottimo!!
Complimenti!!
fotogrammidizucchero dice
@Ciao Pois,grazie mille e benvenuta
@Ciao Simonetta, grazie 🙂 Sono sicura che apprezzerai il film, buona serata e a prestissimo :))
@Haru ciao!:) Molto belle le parole che hai usato per descrivere "Roma città aperta", sai? Sono sicura che anche "ladri di biciclette" ti piacerà!Grazie ancora e a presto 🙂
@Valentina ciaoo! Grazie mille 🙂 Ah mi piacerebbe molto vedere una tua versione della mozzarella in carrozza, chissà che bontà che tiri fuori 🙂 Un bacio e ti auguro una buona serata!!
@Michela sono contenta di averti fatto rivivere qualche scena del film 😉 Grazie e buona serata 🙂
@Valentina io sono onorata che ti sia piaciuta 😉 Grazie per avermi inserita nel contest 🙂
@Simo ciao!!Grazie 🙂 sono contenta che ti sia piaciuto, un bacio e buona serata 🙂
@Paola grazie e crepi il lupo! 🙂
@Francesca anch'io, proprio come te, avevo una parte di esame tutta sul Neorealismo :)) ma tu hai studiato al Dams di Roma? Chissà, magari ci siamo anche viste…!Grazie, a prestissimo 🙂
@Rumi ahah sono contenta che ti sia piaciuta! Copia pure e grazie :))
@Ciao Linda, un abbraccio 🙂
@Mimma e marta felice che vi sia piaciuto sia il film che la ricetta, un abbraccio ad entrambe 🙂
@Grazie Enrica!@Vale di nuovo ciao, un bacio e buona serata 🙂
@Pinko Panino grazie 🙂
Serena Reggiani dice
Adoro le tue recensioni, così ricche di particolari e interessanti, una critica non solo al film ma a tutta la società del tempo. E l'abbinamento con la mozzarella in carrozza è davvero perfetto. Speriamo che non tornino quei tempi di disperazione.
Fantasy Jewellery
Silvia Ferrante dice
Vedi io adoro questi sfizi. Mi nutrirei quasi sempre di queste cose. Bellissima l'idea di accoppiare le ricette ai film. Complimenti
cincia del bosco dice
Una vera delizia, sto curiosando le ricetta da film, che bell'idea, sto vedendo i film che conosco e noto particolari che mi sono sfuggiti… a parte la mitica pasta e ceci dei soliti ignoti ; )