(Vai direttamente alla ricetta Onigiri o Nikuman)
Chihiro, una ragazzina di 10 anni intelligente e ombrosa, triste per aver lasciato la sua vecchia casa ed i suoi amici, viaggia in automobile con i suoi genitori, lei e la sua famiglia stanno traslocando in una nuova città. Attraversando stradine di campagna sperdute alla ricerca della nuova abitazione, arrivano ad un tunnel, qui decidono di scendere e dare un’occhiata, nonostante la riluttanza di Chihiro, che trova il posto inquietante. Al di là del tunnel scoprono una città disabitata, sembrerebbe un parco di divertimenti abbandonato, nonostante l’incitamento della ragazzina ad andarsene da quello strano posto, i suoi genitori, affamati, decidono di restare, attratti dal profumo del cibo proveniente da un ristorante in cui non sembra esserci anima viva ma il bancone è apparecchiato con pietanze gustose e fumanti. I due cominciano ad abbuffarsi. Chihiro intanto esplora la zona e scopre un grande complesso termale, qui un giovane ragazzo, Haku, le ordina di andarsene prima che faccia buio, ma quando torna dai suoi genitori li scopre trasformati in orribili maiali, spaventata fugge da loro e scopre di trovarsi in un luogo magico, popolato da spiriti, divinità, mostri bizzarri, meravigliose presenze. Accorre allora in suo aiuto Haku, il giovane incontrato poco prima, che le spiega che per salvarsi dagli uomini di Yubaba, la potente e malvagia strega che governa quel luogo, dovrà trovarsi un lavoro all’interno delle terme. Nello stipulare il contratto di lavoro, la strega Yubaba porta via il nome alla piccola Chihiro rinominandala Set. Sarà importante ricordare il suo vero nome, le spiegherà Haku, perché senza quello Chihiro non potrà lasciare quel posto. Sguattera nel centro termale, dovrà salvare se stessa e i suoi genitori in quel mondo incredibile e fiabesco.
Premio Oscar come miglior film d’animazione nel 2003 e Orso d’Oro al Festival di Berlino del 2002, “La città incantata” (titolo internazionale “Spirited Away”) è un meraviglioso film d’animazione scritto e diretto dal grande maestro giapponese Hayao Miyazaki, che possiede tutto l’incanto di un’Alice nel paese delle meraviglie in versione orientale, straordinario dal punto di vista figurativo al punto da farci scordare che si tratti di un cartone animato e da farci quasi credere che i personaggi stiano respirando e vivendo davanti ai nostri occhi.
Lo stile di disegno di Miyazaki, che deriva dagli artisti grafici giapponesi della tradizione, si caratterizza per l’uso sottile dei colori, l’accuratezza dei tratti, la ricchezza di dettagli e la rappresentazione realistica di elementi fantastici: il mondo di Miyazaki è fantastico, assurdo, ma viene raccontato come fosse la normalità più ordinaria. Egli non suggerisce solo le apparenze dei personaggi, ma ne svela la natura segreta, si sofferma su di loro proprio come se fossero attori, li delinea psicologicamente. Esplosione di fantasia allucinatoria, dotato di scenografie e coreografie sensazionali sia dal punto di vista cromatico che musicale (i punteggi del compositore Joe Hosaishi, abituale collaboratore del regista, sono sublimi) è un compendio di personaggi riuscitissimi: la protagonista Chihiro e l’eroico Haku, la strega Yubaba (che sembra rimandare ad una “yamauba”, una tradizionale strega delle montagne della mitologia giapponese), il gigantesco neonato Bò, ma anche Kamaji, spirito dalla sembianze di ragno, il “Senza Faccia”, i “susuwatari” (i minuscoli esserini di fuliggine già visti ne “Il mio vicino Totoro”), e tutti gli inquietanti spiriti della natura di derivazioni shintoista. Non mancano spunti di riflessione, come il tema dell’ecologia, caro a Miyazaki, incarnato dal personaggio dello spirito del fiume che, ospite alla terme, viene liberato dalla sporcizia grazie all’aiuto della piccola Chihiro. Attraverso “La città incantata” poi, Miyazaki, abile narratore, sembra voler instaurare un dialogo con i giovani del Giappone affinché restino legati alle loro tradizioni e alla loro cultura popolare, pericolosamente minacciate dall’omologazione e dal consumismo incalzante, insistendo anche sull’importanza del nome. Se poi all’inizio Chihiro è una debole, annoiata, paurosa e piagnucolosa ragazzina, alla fine della sua esperienza nel mondo degli spiriti sembrerà più forte, sicura, indipendente, rispettosa ma anche vitale, come se il suo viaggio fosse stato un rito di iniziazione alla maturità. Dal momento della sua entrata come cliente nelle terme, “Senza Faccia”, inquietante figura nera con la maschera bianca (che ricorda molto quella del teatro giapponese Nò) appare essere il catalizzatore di questa trasformazione di Chihiro: circondato dalla sconsolante avidità dei lavoratori delle terme, sceglie di dare il suo affetto e la sua dedizione alla piccola Chihiro, come lui estranea a quel mondo. Chihiro, “Senza Faccia “ e l’infante Bò appaiono proprio essere i personaggi cardine di questa allegoria della gioventù di Miyazaki: scollegati dal loro mondo, soli, incompresi, ignorati, intraprenderanno un viaggio insieme e alla fine di questo diverranno individui più forti. Cos’altro dire?
“La città incantata” è un’opera geniale, una fiaba poetica, visionaria e mistica, per spettatori di tutte le età.
Ed ecco gli Onigiri, polpette di riso della tradizione giapponese, che nel film Haku porta premurosamente all’ affamata Chihiro, e i Nikuman, deliziose e morbide focaccine ripiene di carne mangiate da Chihiro e da Rin.
Per eliminare l’amido sciacquate il riso con l’acqua corrente fredda per svariate volte, smuovendolo con le mani, fino a quando l’acqua risulti trasparente. Lasciate ora il riso in abbondante acqua per almeno 30 minuti. Trascorso questo tempo scolatelo e lasciatelo asciugare in un colino o filtro per almeno 15 minuti. Ponete ora il riso in una pentola e ricopritelo a filo con l’acqua. Mettete un coperchio e cuocete a fuoco medio per circa 10 minuti. Appena sentirete dal rumore che l’acqua sta bollendo, senza mai togliere il coperchio, abbassate a fuoco basso e lasciate cuocere per altri 12 minuti. Spegnete ora il fuoco e , sempre senza togliere il coperchio, lasciate il riso nella pentola per altri 10-15 minuti.
Nel frattempo versate l’aceto di riso in un’altra pentola e aggiungete zucchero e sale. Fate scaldare a fuoco basso per pochi secondi per far sciogliere lo zucchero (stando attenti a non far bollire).
Ponete ora il riso in un recipiente basso, preferibilmente di legno (i giapponesi utilizzano l’hangiri) che io ho lasciato raffreddare nell’acqua ghiacciata prima di utilizzare e versate sopra il riso il condimento, separandolo e sgranandolo per bene. Raffreddate il riso con l’aiuto di un ventaglio o, perché no, dell’aria ferdda di un phon e ponete sopra il riso un panno bagnato con acqua ghiacciata e accuratamente strizzato. Ora preparate quello che sarà il ripieno dei nostri Onigiri: pulite la fetta di salmone, eliminate lische e pelle e tagliate a dadini che scotterete su una padella antiaderente o una piastra bollenti. Lasciate raffreddare il salmone e preparate ora gli onigiri: ponete dell’aceto di riso e dell’acqua in una ciotolina, vi servirà ad inumidire le mani in modo che il riso non si appiccichi troppo, tagliate il foglio di alga in due metà e dividete ogni parte ottenuta di nuovo in due, in modo da ottenere 4 strisce lunghe che taglierete ancora in modo da formare 8 pezzi rettangolari con i quali guarnirete gli onigiri. Prendete quindi del riso con le mani inumidite, formate unn palla, praticate un piccolo foro all’interno del quale inserirete il vostro ripieno, ovvero salmone scottato, richiudete la palla di riso con un poco di altro riso, formate di nuovo una palla e cercate ora di darle la forma triangolare tipica degli onigiri. Guarnitela con le alghe nori ed eventualmente con del sesamo nero.
Potete riempire gli onigiri non solo con il salmone (sake onigiri), che io ho condito con un pizzico di wasabi (ma che voi potete lasciare al naturale, o condire con maionese o salsa di soia), potete optare per un ripieno di tonno e maionese (tsuna mayo onigiri), di gamberi e maionese (ebi mayo onigiri)o delle prugne umeboshi (ume onigiri).
Iniziate a preparare l’impasto: ponete la farina setacciata in una ciotola, aggiungete lo zucchero, il sale, poi versate il lievito in polvere ed infine l’acqua calda ed il cucchiaio di olio di sesamo. Amalgamate con una spatola di legno, poi spostatevi su in piano di lavoro e impastate fino ad ottenere un composto liscio. Mettete l’impasto in una ciotola e copritela con della pellicola per alimenti, poi immergete parzialmente la ciotola in un recipiente (o nel lavandino) pieno di acqua calda, a circa 40° e lasciate lievitare fino al raddoppio dell’impasto, tenendo presente che ci vorrà almeno un’ora.
Nel frattempo preparate il ripieno: tritate il porro, mettetelo in una padella con due cucchiai di olio di sesamo
e fate soffriggere per qualche secondo, unite poi la carne trita e cuocete a fuco basso. Tritate mezzo zenzero fresco e versatelo nella padella, aggiungete quindi salsa di soia, sakè e zucchero. Fate cuocere ancora per un po’ e non appena la carne si sarà cotta spegnete dal fuoco. Tritatela con un mixer o un frullatore. Lavate 5 o 6 foglie di cavolo e mettetele a cuocere nell’apposito cestello a vapore per qualche minuto. Quando si saranno ammorbidite, estraetele dal cestello e tritatele, poi scolatele accuratamente con un colino e se necessario strizzatele, aggiungete alla carne e mescolate in modo da amalgamare gli ingredienti. Quando l’impasto sarà raddoppiato toglietelo dalla ciotola e spostatelo su un piano di lavoro. Formate un filoncino e dividetelo in 7 parti uguali. Fate riposare i 7 panetti ottenuti, coperti da un canovaccio pulito, per altri 15 minuti. Ora date a ciascuno dei 7 panetti una forma circolare e stendeteli con un matterello. Ponete al centro una pallina di carne e chiudete come mostrato nella foto,ovvero formando delle pieghe nella pasta che unirete al centro. Tagliate 7 quadrati di carta forno sui quali adagerete i nikuman. Lasciate riposare per altri 15 minuti e poi ponete nel cestello di bambù e cuocete a vapore per circa 40 minuti. I nikuman vanno serviti caldi, ma vi assicuro che sono buonissimi anche da freddi!
Eli dice
Seeeeeeeeh! 8D Bellissimo il film (super fan di Miyazaki qui!) e bellissima la ricetta, gli onigiri sono tanto buoni e anche carini da vedere.
L'illustrazione con la nonnina poi (con tanto di micio) è fantastica <3
Grazie, bella accoppiata!
Daniela Milanesi dice
quanto è bello questo film, continuo a vedermelo a intervelli più o meno lunghi
fotogrammidizucchero dice
Anch'io sono una grande fan di Miyazaki e in particolare di questo film, che rivedo spessissimo proprio come te! Ahah, beh non potevo non inserire la nonnina con il micio :)!
Beat dice
buonasera, ti ho trovata con il link party "Scopri nuovi blog" e ne sono ben lieta, visto che l'accoppiata cinema + cibo mi manda a nozze! per altro anche i titoli che ho visto qui in giro fanno per me (anch'io fan di Miyazaki…anche se ammetto che da mesi mi riprometto di vedere "Il castello nel cielo" che ho a disposizione e non lo faccio…
comunque sono una nuova follower e semmai volessi passarmi a trovare mi trovi qui:
http://www.mammaorachefaccio.com
neo mamma ma non solo! 😛
Silvia Piccone dice
Tanto amore per questo film e per la cucina! Secondo me è uno dei più belli di Miyazaki, è il suo primo film che ho visto quindi mi è rimasto nel cuore: poetico! E poi la ricetta? Ne vogliamo parlare? Adorabile, Complimenti!
M.V.M dice
Ciao! Abbiamo scoperto il tuo bel blog girovagando in rete! Complimenti!! Anche noi siamo le pazze creatrici di un blog pieno di spunti creativi, inoltre siamo spreaker radiofoniche di una web radio e conduciamo un programma di fai da te e creatività a 360°. Abbiamo pensato di darti un premio, fai un salto a trovarci per ritirarlo!! 🙂 Naturalmente siamo diventate tue follower: non potevamo resistere!!!
http://musicalvecchimerletti.blogspot.it/2013/06/altro-giro-altro-premio.html#comment-form
Rachele G. dice
Bellissima ricetta ^_^
Pe dice
Bello come hai impaginato il post tra film, ricetta e immagini kawai!
fotogrammidizucchero dice
Grazie a tutte! 🙂
cookandthebaby dice
ma che bel blog!!
Avrei sempre voluto farne uno simile ma poi non riuscivo mai..
Grande invidia quindi! Se hai bisogno di consigli sui film, sono laureata in cinema, e film ne ho visti tanti, di tutti i tipi 🙂
A presto!
fotogrammidizucchero dice
Ma grazie!Proposte e suggerimenti sono assolutamente ben accetti!:) a presto 🙂
antonella sarup dice
Ciao ,
mi chiamo Antonella ed arrivo dal linky party di girlybike.
Complimenti , davvero bello ed originale il tuo blog.
Ti seguiro' con piacere perché amo la cucina giapponese.
A presto
Se ti va passa da me
http://rossochepassione.blogspot.com/
Marica Giubila dice
ho conosciuto il tuo blog grazie al linky party di Girly Bike..
ti seguo volentieri, a presto
Marica
http://homemade-ideas.blogspot.it
https://www.facebook.com/homemadeideas.blogspot
Clockwork Fairy dice
Arrivo qui dal blog di Kreattiva e non ho potuto non adorare il tuo blog, soprattutto dopo aver visto il post sul film di Miyazaki. Mi sono aggiunta ai tuoi followers.
fotogrammidizucchero dice
Ma grazie!:)))
journeycake dice
Superfan di Miyazaki, i suoi cartoni sono stupendi adoro La città incantata, Il mio amico Totoro, Arietty, e che dire le tue ricette sono sempre innovative e invitanti. Tu sei una grande. Ciao
haru dice
Volevo rispondere da tempo a questo post, ma ci sono riuscita solo adesso: il tuo blog richiede commenti lunghi e accurati! Questa recensione è a dir poco stupenda, rende omaggio al film come poche altre, non ho molto da aggiungere. Volevo chiederti solo, hai notato nella formazione di Chihiro il ruolo marginale che giocano i genitori? E il fatto che spetti a lei alla fine salvarli! Tutto sommato penso che Chihiro, pur nella sua fragilità iniziale, venga comunque passata come dotata di una sensibilità particolare, che ai genitori manca (forse proprio perché bambina), e alla fine l'acquisire maturità, onestà, tenacia e coraggio la rendono l'adulta perfetta: una bambina cresciuta! I bambini grandi di Miyazaki e i suoi grandi bambini (Howl e Sophie, ehm!) penso custodiscano un messaggio molto forte (e molto dolce): non bisogna smettere di essere bambini per riuscire a fare cose grandi (il cui corollario è che non bisogna rinunciare ad essere grandi per rimanere bambini). E un'altra cosa straordinaria di questo film è che i personaggi sono dei simboli viventi, eppure non si riducono mai a meri simboli, vuoti simulacri o bandiere ideologiche: addirittura il più "altro" di tutti, l'inquietantissimo, nelle sembianze, nelle logiche di comportamento e nelle modalità di comunicazione, "senza volto" riesce a farsi percepire come uno dei più umani e commoventi dell'intero film, e razionalmente non riesco a capire in che modo! Forse la cosa più straordinaria di Miyazaki è proprio che riesca a produrre empatia oltre l'aspetto, il linguaggio e gli atti. Ho amato quest'opera d'arte, forse la mia preferita dello splendente repertorio di Miyazaki, perché ogni attimo è un sussulto del cuore e un oceano emotivo che sommerge con violenza, eppure lievemente.
P.S. I tuoi onigiri e i tuoi nikuman sono impeccabili, mi hanno fatto venire una voglia di mangiarli a dir poco odiosa, accidenti. Li preparerò sicuramente e poi tornerò a farti sapere, anche perché sono ormai tempi immemori che sogno di assaggiare un nikuman ma non ho mai avuto la pazienza di fare una ricerca (che avrebbe richiesto molteplici, fallimentari prove): mi servi l'occasione su un piatto d'argento (quasi letteralmente). Quindi, ti odio per avermi fatto venire l'acquolina, ma ti adoro per avermi reso possibile un sogno! <3
Mimma e Marta dice
Non ricordiamo quante volte abbiamo visto questo cartone del grande Miyazaki! Noi non conosciamo molto la cucina giapponese ma ci affascina e ci incuriosisce parecchio come questi invitantissimi onigiri 😉